Selve oscure e profondi abissi

Sono di nuovo qua a parlarvi del mio Dante (per chi non si ricordasse potete leggere l’articolo precedente)…
Dopo l’inaugurazione dell’esposizione collettiva “L’Inferno di Dante” presso la Galleria del Cavallo di Valleggia (SV) ho pubblicato sui social le foto del quadro per intero, ripromettendomi di scrivere un articolo dedicato e approfondito; per cui eccomi qui a raccontarvi qualche aneddoto sul mio dipinto!

Di selve oscure e profondi abissi

Il mio quadro si ispira al primo canto dell’Inferno e raffigura contemporaneamente Dante, le fiere, la selva oscura, Virgilio e Beatrice, in un unico insieme, quasi gli uni fossero fisicamente figli del pensiero del Sommo Poeta.
Da Lui diparte un vortice che esce fisicamente dalla tela, lavorato con delle paste acriliche ruvide; la prima fiera, la lonza è stata lavorata in terracotta e poi incollata e dipinta a crudo.
Seguendo il vortice andiamo incontro al leone, appena a rilievo, per finire nelle fauci della lupa, magra e ringhiante, ma non tridimensionale, questo perchè il vortice assottigliandosi verso il suo centro, fino ad arrivare alla luce divina e alle due guide del viaggio di Dante: Virgilio e Beatrice.

la lonzaBeatrice, Virgilio e la LupaIl leone

Per le figure della lonza, di Beatrice e di Virgilio mi sono ispirata liberamente alle incisioni di Gustav Dorè, pittore e incisore francese, vi consiglio vivamente di cercarlo online e di ammirare le sue splendide opere!

Per il ritratto di Dante mi sono liberamente ispirata alla statua a lui dedicata in piazza Santa Croce a Firenze, mi ha colpita molto la severità dello sguardo, che ho voluto umanizzare e rendere più ispirato… un uomo colpito dalla luce divina o forse dalla divina ispirazione. 

Ho eseguito questo dipinto su legno, l’ho volutamente tenuto tra i toni del nero e del grigio, con solo pochissimi accenni di bianco, il bianco è la luce della divinità o della ragione che corre come un riflesso negli occhi di Dante e che si riversa al centro di questo vortice.

Infine penso che ognuno possa vedere nell’opera il significato che lo colpisce di più; il mio, quello che mi ha ispirato, è un parallelo con il nostro mondo attuale, giacché le belve che ostacolano il nostro cammino verso la felicità (che può essere intesa in senso laico o religioso) sono emanazioni di noi stessi: l’odio, l’ignoranza, la paura e tante altre, che non ci permettono di riconoscere la luce che è in noi e nelle altre persone.

Dante

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